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venerdì 9 marzo 2018

Lezione di insulto creativo

Siamo tutti veramente stanchi in questo periodo e così i nervi scattano veloci ed aggressivi, esce l'insulto verso la vittima delle nostre ire. Purtroppo, e qui ci vuole una irritata sottolineatura, oggigiorno ignoranza e stupidità non permettono più un buon insulto, ovvero definire/deprecare con precisione un comportamento detestabile.

Tutto è diventato così rozzo, stupido e infamante che non vi è più nemmeno "l'orgoglio di parlare chiaro", che in parole povere ma molto chiare, è sinonimo di grande ignoranza e dimostrazione di non saper argomentare velocemente.
Oggi tutto è "genitale", testa, faccia, personalità oppure è tutto "lato B" rivisitato in tutte le forme e declinazioni. Allo stesso modo i complimenti sono diventati "genitali" o "posteriori".

Parole banalmente uniche comprendono tutto dalla stima all'ingiuria.
Se una poco gentile signora mi dicesse "sei proprio un cazzone" probabilmente mi insulta al 90% e poco probabilmente esprime una sorta di affetto al 10%, ma queste percentuali, oltre che ridicole, sono del tutto da verificare, anche se il nostro orgoglio si gonfia sentendosi dire così. Normalmente se invece dicono ad un maschio che è un "coglione" non bisogna dubitare mai, è offensivo.

Impariamo quindi ad insultarci come si deve.
Cominciamo dai maschi:

1) Meschino:
A) che ha idee e sentimenti gretti, limitati; che rivela povertà di spirito, ristrettezza mentale; sentimenti meschini; idee meschine, B) che è troppo scarso; insufficiente, inadeguato: dono, compenso meschino |aspetto meschino, gracile, debole; miserando. C) infelice, sventurato; che è in povertà o in miseria, che si trova in condizioni assai disagiate dim. meschinello, meschinetto, meschinuccio. Meschino è anche persona gretta, persona disgraziata e infelice, schiavo, servo: Venir sen dee giù tra’ miei meschini / perché diede il consiglio frodolente (DANTE Inf. XXVII, 115-116)
Etimologia: dall’ar. miskin ‘povero, misero’.
Garzanti
2) Bislacco: di chi si comporta in modo strambo
Dizionario Sabatini Coletti

3) Balordo:
Tardo di mente, tonto, sciocco, stupido.

4) Gaglioffo: ribaldo, briccone
fonte: Dizionario Sabatini Coletti

5) Paltoniere - cialtrone
Persona abitualmente trasandata e sciatta nel vestire o nel fare il suo lavoro; ciabattone.
Etimologia: dal fr. ant. pautonier ‘servo, persona di bassa condizione’. Garzanti.
(il cialtrone inoltre cialtroneggia che non significa stare su un trono)

6) Smargiasso: persona che si vanta di capacità o imprese inventate o ingigantisce le proprie qualità
Dizionario Sabatini Coletti

7) Pelandrone

Non disdegnamo ma in questo caso non come insulto ma come definizioni di persona sgradevole: Voltaggabana, Solipsista, Fantoccio ed il modernissimo Coglione che racchiude vari vizi "bugiardo/stupido/piaggiatore"

Per le donne:

8) Sgarzigliona: fanciulla prosperosa. Tecnicamente non è un insulto, ma difficilmente potrebbe venire interpretata bene.
fonte: “Il libro delle parole altrimenti smarrite”, Sabrina D’Alessandro (Rizzoli)

9) Megattera e Lavandaia sono variazioni dei meno novili cicciona e confusionaria, strillona. Gergo di strada ma comunque esplicativo.

10) Baldracca: prostituta.
Etimologia, nome toscanizzato di Bagdad, un tempo considerata la città dissoluta per eccellenza.
Garzanti

Per tutti:
11) Piaggiatore o piaggiatrice al posto del più gretto "leccaculo"
piaggiatóre s. m. e agg. (f. -trice) [der. di piaggiare2], letter. – Chi per servilismo o tornaconto asseconda o loda l’operato altrui; adulatore: si scambiavano [...] e sciocchi piaggiatore (Pirandello). Come agg., che esprime adulazione, che ha carattere di adulazione (Treccani)

12) Cioccolataio/a 
a meno che non siate commercianti di cioccolata, tutti gli altri che fanno la figura di un cioccolataio, fanno una magra figura, una pessima figura. L'origine di questo modo di dire non è ancora ben chiara, l'intento di chi etichetta un altro di solito lo è.

Mentre una fuggente imprecazione ed un piccolo insulto possono essere comprensibili anche se difficilmente tollerati, in quanto è umano che capiti, disumano diventa quando si passa a vie di fatto ed anche peggio, si sfoggiano ed usano armi di qualsiasi tipo. Anche un semplice bastone non è civile, anzi è inammissibile, inaccettabile, detestabile.

Dobbiamo avversare in tutti i modi la barbarie, anche nell'insultare, e soprattutto la violenza non verbale, specie contro i più deboli che dovrebbero organizzarsi bene, e poi difesi anche meglio, per contrastare questa umana ma diffusa bassezza.














lunedì 5 marzo 2018

L'importanza di essere blindati: Password sicure e sensate ma sempre segrete

Oggigiorno la scelta di buone password non è più solo utile ma indispensabile. Le buone password hanno però dei difetti, lunghezza minima, maiuscole, numeri, caratteri speciali (!?&%$) e tutto quello che serve per farsi dimenticare subito.
Noi abbiamo un metodo, lo vogliamo spiegare per non affidarsi al caso e fare con cura, la ricetta è PERSONALIZZARE, se la password è TUA non si dimentica.


1° passo - Scegliete un nome legato alla vostra vita. Per esempio, un protagonista dei cartoni animati dell’infanzia, la vostra squadra del cuore, il nome del cane, mai e poi mai il nome del vostro partner. 
Nel nostro esempio scegliamo Barbie

2° passo - Trasformate alcune lettere in numeri: 8arbie.

3° passo - Aggiungete in testa o in coda un numero facile da ricordare, come l’anno di nascita di un figlio o della fidanzata
8arbie12, oppure mettete le vostre iniziali in maiuscolo 8arbieSF

4° passo - Aggiungete un carattere speciale in testa o in coda come ($) e dopo il carattere speciale, aggiungete una parola legata al servizio da proteggere con password. 
8arbieSF$BANCA sarà la password della banca e 8arbieSF$MAIL sarà chiaramente quella della mail.

Quattro semplici passi per fare una buona password sicura senza doverla scrivere, male che vada riportate solo
$BANCA perchè il resto lo dovete tenere in mente.



SE USATE I SOCIAL o per fatti privati, non mescolate mai lavoro e piacere, fatevi una seconda password con lo stesso metodo.

In questo caso partendo da Brad Pitt o da George Clooney, mai dal vostro compagno, Pit7 oppure Cl00ney (sono zeri minuscoli), lasciate fuori anche i figli, specie se figli unici, troppo facile da scoprire.

Se non avete nulla di alternativo usate il vostro scrittore preferito o film o marca di caffè. quindi con il metodo sopra arriverete a:
Cl00ney&instagraM, Cl00ney&maiL oppure Pit7&facebooK.

  In questo caso non vi troverete mai a spiegare a Giorgio chi è Ludovico, se avete una password diversa che indica Aureliano Buendía, nessuno potrà mai farvi domende indiscrete. 

In ogni caso mai mescolare affari, lavoro con divertimento.

ULTIMO CONSIGLIO: se poi comunicate a qualcuno una vostra password, costui sarà in condizione di capire il sistema e violare ogni vostra presenza sul web, anche se salvate tutte le password in un posto accessibile, ma purtroppo per voi, per questa mancanza di furbizia non esiste alcun rimedio, se la mente non pensa, non si risolve

 

mercoledì 7 febbraio 2018

Animalier: la tigre è servita


In questo caso riteniamo l'argomento serio ed importante, non le solite circonvoluzioni artistiche pseudoletterarie, psicosessuali, attitudinali, perchè il tema è parte dei fondamenti della civiltà, infatti come vestire, ed in quali occasioni, è un segno distintivo di civiltà. Lo stile animalier è un classico irriverente, un evergreen che si ripete di decennio in decennio e che si adatta a ogni epoca. Immancabilmente torna tra le tendenze e si declina anche su soprabiti, borse e stivali, per dare alla donna una grinta ed una personalità in linea con l'ambiente. Mai però di pelliccia, mai di pelle vera, a scapito di un animale come tigre, leopardo o pitone che sia, tassaticvamente stampato nel rispetto di eleganza e sensibilità ecologica.

Lo stile animalier, nell'antica Grecia, era conosciuto come zoote. Oggi è leopardato, zebrato, tigrato, pitonato o sintetizzato dai termini “maculato” e “animalier”. La decorazione tessile che ricorda il manto di animali esotici nell'epoca greco-romana si riconduceva al culto dionisiaco, associato all'ebrietà e alla lussuria, la cui figurazione biblica, la lonza dal “pel macolato”, impedisce a Dante Alighieri il cammino verso la salvezza.

Altri esempi illustrissimi nell'iconografia quattrocentesca di Maria Maddalena, spesso presente la pelliccia maculata, riferimento ai trascorsi lascivi della santa, ma l'animalier è persino associato all'esoterico e al satanico, specie durante il Rinascimento, quando si iniziò a studiare il paganesimo antico e la civiltà egizia, nella quale il leopardo rappresentava un vincolo con l'adilà, o anche, come descritto nel volume iconologia di Cesare Ripa del 1593, la figurazione della Libidine, con indosso una “pelle di pardo”.
Il significato del vestito maculato diventa sinonimo di grinta sessuale, esuberanza, esotismo, carnalità tutt'altro che tranquilla, intensità e pericolosità. L'immagine della pericolosa tigre da domare e sfamare sintetizza al meglio l'idea della donna animalier. Un magnete potentissimo per ogni maschio per un'idea di donna con artigli affilati.

Indimenticabile l'immagine del 1952 di Ava Gardner in perle e guêpière leopardata adagiata su un manto en pendant, o di Audrey Hepburn in cappello leopardato nel film Sciarada del 1963. L'animalier sfila in passerella per la prima volta in occasione della collezione 1947 di Christian Dior.

Vi è anche una visione popolana del maculato, che spesso contrasta con l'idea medio borghese di una società abituata alle divise. Siamo su opinioni alquanto banali ma diffuse, che associano questo stile a due tipologie di donne:

1) la signora di una certa età, molto abbronzata, dotata di braccialetti sonanti ai polsi, che si agghinda per sembrare quello che non è più,

2) la tamarra della domenica, che incontravi in "giro" la domenica pomeriggio, con maglia leopardata o variamente maculata, capelli decolorati con ricrescita spintissima, rozzamente grintosa o forse solo rozza.
Purtroppo se sei Kim Kardashian, non è il maculato che ti frega.
 
Fortunatamente a smentire questa idea, primo tra i primi, è arrivato Roberto Cavalli, che da sempre fascia le sue donne in abiti caratterizzati da una sensualità esplicita ed arrogante, molto accattivante ma con eleganza. Macchie animalesche e pizzi che ammiccano a quello che potrà succedere a fine serata.

Animalier è storia, arte, moda, fascino ed eleganza, cosa che non si può dire di tante altre cose viste sulle passerelle ed è anche grinta ed affermazione di sé.
Vogliamo sottolineare solo un unico elemento, piaccia o non piaccia, dobbiamo essere tutti d'accordo che parliamo esclusivemente di tessuto stampato.

Mai e mai più vestiti a danno di animali che si stanno purtroppo estinguendo ma nemmeno a danno di quelli che potrebbero essere allevati allo scopo. Lo stile è anche un comportamento civile.















lunedì 8 gennaio 2018

Rapporti amorosi e conseguenze circolari

Articolo circolare: proviamo a fare un giro in tondo partendo da una precisazione importante. Chi è scemo resta scemo anche da vecchio! vale per tutti, uomini, donne ed altri generi. Lo scemo si distingue da chi inesperto proprio perchè nonostante l'età continua a ripetere gli stessi errori.
 
Chi è giovane può avere l'alibi della spensieratezza ma soprattutto della mancanza di esperienza, ma se è scemo non lo salvi tu e non si salva egli e se non siete di pari livello non si salva nemmeno il rapporto.
Stabilito questo adesso spieghiamo oppure diciamo qualcosa, non insegnamo nulla su: Cosa non fare all'inizio di un nuovo rapporto per non mandare tutto in vacca.

Al primo posto indichiamo di NON Parlare e riparlare del vecchio fidanzato, tessendone le lodi, interessa poco al nuovo partner e rischia di compromettere il futuro del rapporto creando competizioni e gelosie che non fanno mai bene.

Al secondo posto si sottolinea: Il sesso. Con il nuovo partner è sempre sconsigliato parlare troppo e con troppo dettaglio delle proprie esperienze sessuali passate. Potrebbe metterlo in imbarazzo, creare confusione, essere male interpretati. Fate con passione e fate in modo di sperimentare tutto senza il vissuto, ma senza esagerare nel riverginizzarvi. In questo caso state attenti a quello che dite e se l'altro non ci arriva, potreste esservi messi con un vero cretino e si ritorna ad inizio articolo.

Terzo, evidenziamo un fenomeno sconsigliabile e da limitare al massimo: La gelosia. A sei settimane dall'inizio di una nuova storia tende a generarsi un meccanismo tremendo, le donne troppo insicure iniziano a parlare dei propri ex allo scopo di far ingelosire il nuovo partner. Niente di più sbagliato, i maschi davvero interessati sanno come rassicurare la propria amante. Classico esempio, le domande sulla ex. In una nuova relazione non chiedere particolari del passato del nuovo lui è importante almeno quanto mantenere la riservatezza sui propri ex. Bandite, quindi, le domande sulle fidanzate passate. Lui invece è meglio che stia attento a non fare il bullo, il Don Giovanni dei poveri, il pezzo pregiato, non è rassicurante e non porta nulla di buono.

Infine per conludere si parla di pretese. I primi tempi di una relazione necessitano di un minimo di diplomazia e di strategia. Per questo non bisognerebbe mai pretendere messaggi o telefonate dal nuovo partner, sentirsi deve essere piacevole e basta, mai dovuto. Non lo capisce nessuno, non lo capiscono a uomini e donne sia giovani che anziani, non lo capiscono nella vita ragazze e ragazzi, è il problema dei problemi.

ATTENZIONE: Questa è veramente grave. Chi dice spazio alla spontaneità, è un vero cretino, non avete la confidenza necessaria per essere spontanei, non avete ancora affinato il rapporto per essere tranquillamente rilassati, non avete il ritmo e non avete la comprensione dell'altro, state attenti a quello che dite e se l'altro non ci arriva potreste esservi messi con un vero cretino.

E con questo si torna all'inizio dell'articolo.

venerdì 17 novembre 2017

Demotivazione immotivata

Ovvero come tanti imprenditori, e manager, riescono ad ottenere (spesso inconsapevolmente e loro malgrado, anzi forse perchè si impegnano molto) un calo della motivazione e della produttività nelle loro aziende.
Quella della demotivazione (e della scarsa produttività conseguente) è una piaga che rappresenta anche il principale costo della NON qualità all’interno delle aziende.
Non bisogna sforzarsi per comprendere quanto possa costare ad un’impresa rischiare di perdere i propri migliori collaboratori, accrescere il numero di quelli che decidono di “fare giusto il loro dovere” e rafforzare quanti operano ad un livello di “funzione minima irriducibile”.

Il brutto della demotivazione è che molti imprenditori e manager non accettano di considerarsi la principale causa di questo fenomeno. Quindi scaricano le colpe all'esterno: gli altri  non mi capiscono, sono degli animali, sono solo invidiosi e avidi, non si impegnano e sono ignoranti! (collaboratori e dipendenti ovvio). 
Il bello sarebbe che per abbattere questo costo non serve aggiungere alcun costo, basta un cambio di atteggiamento e un conseguente adeguamento delle pratiche incentivanti e retributive in direzione di una sana meritocrazia o quantomeno non smaccatamente orientate alla demeritocrazia. Non è così facile perchè, anche se sembra smaccatamente normale (meno che geniale), è un atteggiamento razionale, ma molti non ci arrivano nemmeno a capire questo concetto.
Esempio: Anche se è pagato proprio tanto, l'amico Marchionne (non nostro) ha detto che a Monza il risultato gli ha fatto schifo, anzi gli sarebbero girate. Risultato di questa esternazione, nelle gare successive è andata molto peggio. Squadra demotivata, alto stress e grande sfiga, non hanno permesso di raggiungere risultati migliori ma sono peggiorati in tutto. Bravo Marchionne, ma lui è sicuro che è colpa di un altro ed il suo stipendio quindi non cambierà.

Il minimo comune demotivatore:
Quella che segue è una sorta di “espressione matematica” per favorire e promuovere l’improduttività aziendale, diffondere il malcontento e fare in modo che le migliori risorse inizino ad organizzarsi per andarsene.

Ci sono tre fattori:
1. Le migliori risorse, i tuoi “top performer”, i migliori produttori, collaboratori, venditori hanno già un piede fuori dalla porta (oppure hanno la testa altrove, rivolta verso nuove e più incentivanti opportunità).
2. I collaboratori nella norma, i “mid performer”, quelli che svolgono con diligenza il loro lavoro pur non raggiungendo mai delle prestazioni eccezionali, si chiedono cose tipo: “ma chi me lo fa fare di dare più di così se non ne ricavo dei vantaggi?”
3. Le risorse improduttive i “low performer” si sentono perfettamente a loro agio e si radicano all’interno della tua organizzazione riuscendo talvolta ad occupare proprio i posti lasciati vacanti dei top performer migrati altrove.

A questo accade che i “low performer” del punto 3 riescono ad influenzare verso l’improduttività i “mid performer” del punto 2 grazie agli errori che hai fatto ti imprenditore o manager nei confronti dei “top performer” del punto 1.
È “matematico”, succede pressoché sempre così, per questo quella dell’improduttività si può definire “un’espressione matematica” o “una formula”.

Non succede a caso, non sei stato sfortunato, non hai sbagliato a scegliere le persone, non capitano tutte a te, semplicemente hai applicato (spesso inconsapevolmente e tuo malgrado) la formula e questa ti ha dato “matematicamente” il suo risultato.

Un esempio lampante è quando chi produce meglio e di più, riceve “in premio” il lavoro di chi produce di meno, senza che vi siano conseguenze penalizzanti per chi trascura il lavoro, o incentivanti per chi invece se ne fa carico.

Molti manager saranno anche bravi a contare i soldi che producono (per le loro tasche), ma come tanti politici inetti, molti altri hanno la responsabilità di gruppi sociali o lavorativi che non rendono affatto, perchè è matematico chiedersi: Se tu sei solo un avido leccaculo, perchè io, pagato 1000 volte meno di te, devo essere abile, efficiente ed impegnato? Il caso Telecom è la milionaria liquidazione ad un management tanto avido quanto inefficace sono esempi scritti sui giornali.












giovedì 5 ottobre 2017

Dinamiche di desiderabilità sociale

La desiderabilità sociale gioca un ruolo importante nella vita delle persone. Le indagini di mercato e sondaggi tendono a definire un quadro fosco e macchiato del comportamento umano, ma adesso abbiamo i big data che raccolti dai fornitori di servizi online, sfoggiano il loro nuovo e più grande vantaggio: raccontano tutta la verità sugli usi e consumi delle persone, perché è proprio a loro che le persone “dicono” ciò che ad altri non direbbero mai. Ci sono studiosi che hanno trascorso anni ad analizzare i dati anonimi di Google, sui temi che le persone si interrogano: malattia mentale, sessualità, aborto, religione, salute.

Facciamo un esempio: Tema Omosessualità. Secondo i sondaggi più accreditati (Gallup, per esempio) ci sono più omosessuali negli Stati tolleranti rispetto a quelli intolleranti. Questo, per due ordini di ragioni: la mobilità (si tende a spostarsi lì dove c’è una maggiore accoglienza) e la libertà (chi è costretto in Stati conservatori, non dichiara facilmente di essere gay). Alcune informazioni sugli spostamenti possono essere verificate da un’altra importante fonte: Facebook, che consente anche agli utenti di indicare il genere di interesse.



Da questi sondaggi, sembrerebbe che il 2,5% degli utenti maschi ha dichiarato di essere interessato a persone dello stesso sesso, il che conferma le stime di altre indagini. Confermata anche la presenza in Stati friendly: Rhode Island conta una popolazione gay due volte più grande di quella del Mississipi. Purtroppo i ricercatori hanno constatato che il 5% delle ricerche maschili in tema porno sono rivolti a contenuti omosessuali per adulti. Anche sulle ricerche sembra incidere la localizzazione: nel Mississipi la stima è del 4,8%, contro il 5,2 di Rhode Island. Per concludere, il 2,5% è dichiaratamente gay, alcuni si dichiarano e ritrattano, ma il 5%, quindi il doppio dei sondaggi guarda porno omo. Negli stati meno tolleranti ci sono molti meno gay dichiarati ma le utenze web per porno omo, non sono così distanti dalla media. La desiderabilità sociale fa stare zitti molti, ovvero "Tutti giudicano secondo l’apparenza, nessuno secondo la sostanza." (Friedrich Schiller)










Psicologia del Cocktail Party Effect

Un argomento interessante come il Cocktail Party diventa oggetto di studio. Bello se volessimo sapere come rimorchiare alle feste, meglio se ci indicasse come diventare il re (the king) della festa, curioso se ci spiegasse quali argomenti generano attenzione pur nello scatenamento generale.

Invece l'effetto cocktail party è il fenomeno di poter focalizzare l'attenzione uditiva su un particolare stimolo mentre filtra una gamma di altri stimoli, molto simile a quello che durante un party si può concentrare su una singola conversazione in una stanza rumorosa.

Immaginatevi in ​​una festa con decine di persone in giro cercando di parlare tra di loro, musica di sottofondo e rumori vari come bicchieri di bevande che tintinnano o si rompono. In mezzo a questa cacofonia dei suoni un'amica che parla davanti a te, non molto più forte del rumore di fondo stesso. Si può ancora capire quello che sta dicendo anche se lei ti interessa comunque e non tanto per quello che senti.

C'è qualcosa nel sistema uditivo e nel sistema di elaborazione linguistica di alto livello che ti permette di mantenere un'attenzione altamente selettiva verso la tua amica, lasciandoti ascoltare il suo discorso e sullo sfondo tutto il resto.

Questo effetto, conosciuto come effetto cocktail party, è conosciuto da lungo tempo ma l'esatta meccanica di come il cervello umano riesce ad affrontarla ha sconcertato gli scienziati da diversi anni.

Capire come il nostro cervello seleziona i suoni da ascoltare potrebbe avere nuove, utili applicazioni nello studio dei deficit attentivi, dell'autismo e dell'apprendimento del linguaggio.

Inoltre, i risultati di questo studio potrebbero aiutare a sviluppare interfacce di riconoscimento vocali più efficienti, che sappiano discernere la voce che pronuncia il comando dai rumori in sottofondo (una abilità in cui gli esseri umani eccellono, e che invece si rivela una vera impresa per le macchine), studiare è sempre bello ed utile ma non riuscirai nemmeno con questa conoscenza a diventare la star delle feste o l'adone voluto da tutte. Servono altre strade e la prima di queste è: ascoltala veramente e non limitarti a sentire quello che dice.