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venerdì 9 marzo 2018

Lezione di insulto creativo

Siamo tutti veramente stanchi in questo periodo e così i nervi scattano veloci ed aggressivi, esce l'insulto verso la vittima delle nostre ire. Purtroppo, e qui ci vuole una irritata sottolineatura, oggigiorno ignoranza e stupidità non permettono più un buon insulto, ovvero definire/deprecare con precisione un comportamento detestabile.

Tutto è diventato così rozzo, stupido e infamante che non vi è più nemmeno "l'orgoglio di parlare chiaro", che in parole povere ma molto chiare, è sinonimo di grande ignoranza e dimostrazione di non saper argomentare velocemente.
Oggi tutto è "genitale", testa, faccia, personalità oppure è tutto "lato B" rivisitato in tutte le forme e declinazioni. Allo stesso modo i complimenti sono diventati "genitali" o "posteriori".

Parole banalmente uniche comprendono tutto dalla stima all'ingiuria.
Se una poco gentile signora mi dicesse "sei proprio un cazzone" probabilmente mi insulta al 90% e poco probabilmente esprime una sorta di affetto al 10%, ma queste percentuali, oltre che ridicole, sono del tutto da verificare, anche se il nostro orgoglio si gonfia sentendosi dire così. Normalmente se invece dicono ad un maschio che è un "coglione" non bisogna dubitare mai, è offensivo.

Impariamo quindi ad insultarci come si deve.
Cominciamo dai maschi:

1) Meschino:
A) che ha idee e sentimenti gretti, limitati; che rivela povertà di spirito, ristrettezza mentale; sentimenti meschini; idee meschine, B) che è troppo scarso; insufficiente, inadeguato: dono, compenso meschino |aspetto meschino, gracile, debole; miserando. C) infelice, sventurato; che è in povertà o in miseria, che si trova in condizioni assai disagiate dim. meschinello, meschinetto, meschinuccio. Meschino è anche persona gretta, persona disgraziata e infelice, schiavo, servo: Venir sen dee giù tra’ miei meschini / perché diede il consiglio frodolente (DANTE Inf. XXVII, 115-116)
Etimologia: dall’ar. miskin ‘povero, misero’.
Garzanti
2) Bislacco: di chi si comporta in modo strambo
Dizionario Sabatini Coletti

3) Balordo:
Tardo di mente, tonto, sciocco, stupido.

4) Gaglioffo: ribaldo, briccone
fonte: Dizionario Sabatini Coletti

5) Paltoniere - cialtrone
Persona abitualmente trasandata e sciatta nel vestire o nel fare il suo lavoro; ciabattone.
Etimologia: dal fr. ant. pautonier ‘servo, persona di bassa condizione’. Garzanti.
(il cialtrone inoltre cialtroneggia che non significa stare su un trono)

6) Smargiasso: persona che si vanta di capacità o imprese inventate o ingigantisce le proprie qualità
Dizionario Sabatini Coletti

7) Pelandrone

Non disdegnamo ma in questo caso non come insulto ma come definizioni di persona sgradevole: Voltaggabana, Solipsista, Fantoccio ed il modernissimo Coglione che racchiude vari vizi "bugiardo/stupido/piaggiatore"

Per le donne:

8) Sgarzigliona: fanciulla prosperosa. Tecnicamente non è un insulto, ma difficilmente potrebbe venire interpretata bene.
fonte: “Il libro delle parole altrimenti smarrite”, Sabrina D’Alessandro (Rizzoli)

9) Megattera e Lavandaia sono variazioni dei meno novili cicciona e confusionaria, strillona. Gergo di strada ma comunque esplicativo.

10) Baldracca: prostituta.
Etimologia, nome toscanizzato di Bagdad, un tempo considerata la città dissoluta per eccellenza.
Garzanti

Per tutti:
11) Piaggiatore o piaggiatrice al posto del più gretto "leccaculo"
piaggiatóre s. m. e agg. (f. -trice) [der. di piaggiare2], letter. – Chi per servilismo o tornaconto asseconda o loda l’operato altrui; adulatore: si scambiavano [...] e sciocchi piaggiatore (Pirandello). Come agg., che esprime adulazione, che ha carattere di adulazione (Treccani)

12) Cioccolataio/a 
a meno che non siate commercianti di cioccolata, tutti gli altri che fanno la figura di un cioccolataio, fanno una magra figura, una pessima figura. L'origine di questo modo di dire non è ancora ben chiara, l'intento di chi etichetta un altro di solito lo è.

Mentre una fuggente imprecazione ed un piccolo insulto possono essere comprensibili anche se difficilmente tollerati, in quanto è umano che capiti, disumano diventa quando si passa a vie di fatto ed anche peggio, si sfoggiano ed usano armi di qualsiasi tipo. Anche un semplice bastone non è civile, anzi è inammissibile, inaccettabile, detestabile.

Dobbiamo avversare in tutti i modi la barbarie, anche nell'insultare, e soprattutto la violenza non verbale, specie contro i più deboli che dovrebbero organizzarsi bene, e poi difesi anche meglio, per contrastare questa umana ma diffusa bassezza.














giovedì 15 febbraio 2018

Amore: Ti stringe il cuore ma ti picchia in testa

Le conseguenze dell'amore dipendono dalla testa e non dal cuore. Prendete una sbandata per qualcuno? Dipende sempre da vostro cervello sia che siate sbronzi o che siate colpiti da fulmine (amoroso).  
Esiste una teoria condivisa sui tre cervelli che appartengono ad ogni uomo e donna. Formulata da Paul MacLean, secondo il quale: “Il cervello viene visto nei suoi tre sistemi principali: il cervello Rettiliano (tronco dell’encefalo), il cervello Mammifero (sistema limbico) e la Coscienza (neocorteccia).”
I livelli di espressione del cervello rettiliano e le conseguenze di esso sul nostro quotidiano vivere si possono suddividere in territorialità, possesso, aggressività, ansia e stress, ma è necessario sottolineare anche sessualità e sopravvivenza che servono alla specie. 

Parlando del sistema limbico, il cervello mammifero lo si deve considerare un cervello emotivo. Al giorno d’oggi, inoltre, si pensa che questo sistema sia coinvolto non solo con le emozioni, ma che risulti anche di vitale importanza nella motivazione, nello sviluppo dell’apprendimento e della memoria.

Purtroppo, uno dei grandi misteri studiati dalla scienza non è ancora, ma solo "potrebbe" essere stato risolto. Attorno al cervello infatti è presente uno strato chiamato claustrum, che secondo gli scienziati potrebbe essere la sede della
coscienza. Anche se finora l'esperimento è stato condotto sui topi, è già un enorme passo in avanti della ricerca.

Fino a questo punto pare tutto abbastanza scientifico, anche perchè nella trasmissione "Uomini e donne" dove si fanno test su un campionario umano abbastanza variegato, abbiamo risultati eccellenti e conferme sui primi due tipi di cervello, sesso ed amore, ma abbiamo anche risultati straordinariamente negativi sulla coscienza di molti partecipanti.

Da questo punto in poi riportiamo opinioni anche dubitando, ma sono discorsi straordinari da fare con amici ed amiche al bar. 

Il paleo-cervello, chiamato così perchè primitivo, è la parte legata all’istinto, in cui risiedono emozioni e pulsioni che emergono come una eredità genetica dal nostro passato di uomini delle caverne, dal bisogno di sopravvivenza, dai bisogni del corpo, dai bisogni di soddisfazione immediata, dalle emozioni viscerali. Qui sono impresse le emozioni primarie relative alla paura, alla fame, al panico dell’abbandono.
Quando la prima fase dell’innamoramento ci fa avvertire sentimenti di attrazione e desiderio, in realtà è il cervello “preistorico” con il suo marchio a fuoco impresso che comincia a vibrare nei confronti della persona che sembra avere caratteristiche “interessanti” per noi ovvero per la nostra sopravvivvenza quindi sesso come atto di conservazione.
Ecco che nei confronti della persona che ci attrae avvertiremo qualcosa che viene da “molto lontano” ( o da mediamente in basso) e che crea in noi una magica suggestione che viene dal nostro passato o forse arriva da un possibile futuro. Sentiremo una sensazione di RI-UNIONE, la sensazione di una vicinanza che è FUORI DAL TEMPO, avremo l’impressione di RI-CONOSCERLA e sentiremo la necessità di una vicinanza fisica oppure molto più semplicemente abbiamo tutti bisogno di un "orgasmo", di più orgasmi e di mettere a tacere contemporaneamente la coscienza.

Allora capita che per amore e per sentirci sempre più vicini alla fanciulla o al principe dei nostri sogni, ci interessiamo anche al calcio, alla danza contemporanea, ci facciamo divertire dal disordine che ci appare bohémien e la mancanza di puntualità diventa un vezzo adorabile.

Coinvolgendo il cervello emozionale,  il mondo appare straordinario e nuovo, perchè lo vediamo con occhi nuovi, perchè in parte lo percepiamo con gli occhi dell’altro, anzi perchè ci illudiamo completamente di interpretarlo con gli occhi dell'altro. Ci sentiamo più liberi, ci pare di respirare meglio, di sentirci più ricchi, più sicuri, di avere acquisito nuovi strumenti, nuove esperienze, di avere gettato lo sguardo in un altro mondo all'apparenza conosciuto ma in realtà insidioso come in Avatar. Tutto ciò che era così importante prima, ora può aspettare, scopriamo che ci piacciono anche le poesie, che i film ci commuovono, che un paesaggio o un tramonto ci portano col pensiero a Lui o a Lei.

Poi passa il tempo ed il cervello si abitua oppure non si abitua ed il tramonto diventa soltanto "il giorno che finisce".






venerdì 13 ottobre 2017

La guida turistica al contrario

Questo è un viaggio (mentale) tra i quartieri malfamati del mondo. 
Ci sembra il modo migliore per sapere onde evitare, oppure per sapere senza sbagliare, dipende da quello che si cerca nel proprio avanzare. 


In parole povere qui presentiamo alcuni quartieri tra i più pericolosi al mondo.


Italia: Il quartiere di Secondigliano si trova alla periferia Nord di Napoli ed entra nella classifica più per orgoglio italiano che per reale potenzialità. Famoso per essere stato mostrato in varie pellicole e per quei "poco belli" palazzi che non si possono scordare. Non è che sia il posto ideale per vivere, ma nel mondo esiste di peggio.

Giappone: Kamagasaki è una zona residenziale di Osaka, occupata da baraccopoli e vagabondi vari. La polizia si tiene alla larga da questo quartiere, sconsigliato da tutti.
I senzatetto e la microcriminalità caratterizzano la zona, rendendola pericolosa e invivibile.

 
Venezuela: Caracas è una metropoli mortale. Il crimine organizzato e le numerose bande in lotta tra di esse creano un alto tasso di omicidi, rapine a mano armata, sequestri e omicidi. Il quartiere Petare è conosciuto per essere una delle zone più violente e corrotte dell'intera città. A Petare è più facile reperire un'arma che un pezzo di pane.

Messico: Iztapalapa , Città del Messico è nota per essere una città pericolosa, soprattutto per le donne. Lo stupro e la violenza domestica sono infatti le principali cause di mortalità. Il quartiere è decisamente pericoloso.

 
USA: East St. Louis, Illinois, ha il più alto tasso di criminalità in America. Questa pericolosa reputazione è dovuta anche alla mancanza di posti di lavoro. Il posto è pieno di edifici occupati abusivamente da gente di passaggio. I problemi di questo quartiere sono aggravati dalle tensioni razziali e dalla totale mancanza di polizia in zona.

Colombia: Ciudad Bolivar è un quartiere sovraffollato alla periferia di Bogotà, abitato prevalentemente da immigrati. La maggior parte delle case sono illegali ed è difficile per gli abitanti del luogo trovare un lavoro a pagamento. Gli abitanti delle baraccopoli sono spesso assoldati in gang che parlano la lingua del terrore e della violenza. Ogni anno più di 360 omicidi vengono compiuti lungo le strade di Ciudad Bolivar


Sud Africa: Il comune di Nyanga a Città del Capo, è uno dei luoghi più pericolosi. Il tasso di criminalità presente in questo quartiere del Sud Africa mette i brividi. Nei primi mesi di quest'anno i criminali della zona sono stati accusati di 233 omicidi, 1.046 gravi aggressioni e quasi 2.000 reati legati alla droga. Inoltre, quasi tutte le categorie di crimini violenti è in aumento. L'elevato livello di crimine è stato attribuito a fattori come l'abuso di alcool e l'alto tasso di degrado.

E adesso cosa dire? Bon voyage a tutti, andate e divertitevi.





venerdì 6 ottobre 2017

Conoscenze da evitare o riconoscere senza conoscere

E' venerdì ed i mostri si destano! (licenza poetica) Ci sono alcune figure che sono famose o famigerate, che chiunque riconoscendole capisce che sono elementi da evitare, da non citare, da non imitare, da scansare sempre comunque e in tutte le situazioni. Questi personaggi come Jack lo Squartatore, potranno anche avere i loro fans ed estimatori in privato ma socialmente sono puzzolenti.

Questo vale anche per i politici: i sondaggi spesso hanno sbagliato perchè i loro seguaci si vergognavano di dichiararlo. Donald Trump è l'esempio di quanto detto, ma anche Hitler, Stalin, Pol Pot sono riconosciuti da tutti e spesso vengono citati per i loro misfatti più che per le loro opinioni.

Vogliamo presentare al pubblico, persone sotto il livello di sopportabilità umana, non li indichiamo come animali o mostri per non offendere animali e mostri, perchè questi sono peggio dell'immaginabile.


Pedro Alonso Lopez, soprannominato “il mostro delle Ande”, con ogni probabilità detiene il primato di omicidi fra i serial killer di ogni epoca. Si ritiene, infatti, che nel corso della sua folle carriera abbia ammazzato e trucidato qualcosa come 310 giovani ragazze. Alla maniera di Don Giovanni, che si vantava delle sue conquiste e ne forniva un elenco dettagliato paese per paese, così Pedro confessa agli investigatori di avere ucciso di sua mano perlomeno 110 ragazze in Ecuador, 100 in Colombia e molte più di 100 in Perù. Nella maggior parte dei casi Pedro si trova ad agire in zone abitate da indios privi di qualsiasi tutela da parte delle forze dell’ordine. A ognuna delle sue vittime ha riservato lo stesso trattamento: le rapiva, le violentava e le strangolava, amava guardarle negli occhi mentre la vita le abbandonava a causa della pressione delle sue mani sul loro collo.

John Wayne Gacy è sicuramente uno dei serial killer più controversi. Gacy, meglio conosciuto come “Killer Clown” nasce a Chicago il 7 Marzo del 1942. La sua infanzia, a prima vista, appare quasi normale. Non significatamene diversa dalle altre. Ha due sorelle e fin da piccolo si farà amare da tutti. C'è però un'ombra nella sua esistenza e in quella delle sorelle. Il padre, alcolizzato, che sfoga la sua violenza su tutta la famiglia, figlio maschio compreso. Rapiva ragazzi adolescenti e li uccideva.

Albert Fish è sicuramente stato uno dei peggiori Killer nella storia del crimine. Cannibale, sadomasochista, pedofilo, pervertito sessuale, per lui non esistevano limiti. Conosciuto come il “Vampiro di Brooklyn” adescava bambini a New York durante il periodo della Depressione. Anziano ma ancora fisicamente in forma, Fish stravolse i racconti della Bibbia estrapolando le storie di dolore, punizione, espiazione e sofferenza alla lettera, sopprimendo le sue vittime con la violenza e il sacrificio. Come penitenza per i peccati commessi, si inflisse torture d’ogni genere utilizzando un gatto a nove code e un asse ricoperto di borchie.


Altri (poco conosciuti dai più):
Ricardo "Richard" Ramirez nato Ricardo Leyva Muñoz Ramírez
Dennis Lynn Rader
Edmund Emil Kemper III

 
I diavoli esistono davvero e sono in mezzo a noi, sembra apocalittico ma una cultura che produce queste devastazioni umane, ha lei stessa dei grossi problemi da risolvere.

Sul web tutti gli approfondimenti che volete! 



domenica 2 ottobre 2016

Giuris-prudenza e contrasti non solo interpretativi

I tribunali aggiornano continuamente la casistica che li riguarda e questa attenzione è positiva anche se scombina continuamente le posizioni giuridiche che non si consolidano. A questa situazione devono adattarsi gli avvocati, che necessitano di aggiornarsi su drammi da comunicazione offerti dagli smartphone, con dialoghi via skype, whatsapp e tutte le innovative frontiere tecnologiche che influenzano sempre più spesso relazioni sentimentali e disagi psicologici.
L'avvocato Sabrina Felicioni ci racconta che "Oltre 1/3 delle cause di separazione e divorzio scaturisce dalla scoperta di tradimenti su social o messaggistica. E solitamente diventano le più litigiose. Femmine e maschi si sono ritrovati ad avviare una causa di separazione, dopo aver scoperto su Facebook foto ricorrenti del partner in allegra compagnia. Messi alle strette, il traditore ammette, scatta la rabbia e quando la coppia arriva a dover fare i conti sulla separazione, l'accordo non arriva e si arriva invece anche in cassazione."

Parte in questo modo la causa di separazione giudiziaria, dove le foto di Facebook diventano prove. Il giudice, però, che deve  decidere, potrebbe  chiedere ulteriori elementi per poter addebitare al meglio la colpa della separazione per infedeltà, in questo modo la lite si allunga e si allarga.

La domanda di tutti a questo punto è: il materiale è utilizzabile nella causa, o coperto da riservatezza e quindi tutelato dalle norme sulla privacy? 
Un collegio giudicante, ha decretato che le «informazioni e le fotografie pubblicate sul proprio profilo Fb non sono assistite da segretezza, a differenza dei messaggi scambiati attraverso il servizio di messaggistica (la chat) fornito dal social network da assimilare a forme di corrispondenza privata».Qualsiasi cosa si pubblichi sul proprio profilo, anche se riservato a cerchie ristrette di amici, diventa pubblico, secondo i giudici. Ma il tribunale non si è accontentato, naturalmente, delle informazioni attinte da Facebook. Ha incaricato la polizia municipale di verificare la convivenza della donna, come prova aggiuntiva «tale da escludere il diritto a percepire un assegno di mantenimento». 

L'avvocato Felicioni commenta "Non credo che la rete abbia incrementato le occasioni di crisi nelle coppie. Incrementano le possibilità di conoscenza e di opportunità ma la crisi della coppia è indipendente da questo. Anche la sfacciataggine di pubblicarsi non è un sintomo di modernità e solo un mezzo diverso dal passato, perchè in questo caso le gravi conseguenze non sono poi così impensabili ed improbabili."
Tra tutte queste novità che le corti si trovano ad affrontare ci sono anche vicende controverse,  che in una sentenza della Cassazione del 2013 trova soluzione diversa. Lei e lui si separano, con una decisione che impone all'ex marito il pagamento di un mantenimento di 700 euro al mese per il figlio minore. Lui tenta di ridiscutere l'accordo, addebitando a lei la causa della separazione per infedeltà, adducendo come  prova una mail con la dichiarazione compromettente della moglie al presunto amante. Non ci sono altri elementi ed allora la Cassazione conclude che «il legame si è rivelato platonico, fatto di contatti telefonici o via Internet data anche la notevole distanza tra i luoghi di rispettiva residenza, non connotato da reciproco coinvolgimento sentimentale».Negata dunque la relazione sull'indizio della mail e respinto il ricorso. Nelle decisioni dei giudici, si diffonde la tesi che email, sms, skype sono mezzi di corrispondenza privata e quindi non possono essere violati. Un coniuge che si mette a leggere quei messaggi per portarli al giudice, può essere denunciato per violazione della privacy, ma vi è anche giurisprudenza nuova e contraria, perchè una sentenza di Cassazione del 2015 al dovere di fedeltà, ha aggiunto quello di lealtà, riferendosi ai tradimenti virtuali, chiaramente  in contrasto con quella del 2013.
A questo punto l'unica cosa certa sono le "corna" reali o virtuali che siano, ma siccome non si vedono, pensiamo che non possano essere risarcite come danno biologico, pare invece che nei rapporti di coppia l'unica certezza rimasta sia quella che "è sempre meglio avere un buon avvocato". 














mercoledì 27 luglio 2016

Infortunio del dipendente non è reato se esperto e formato in sicurezza

Un lavoratore, soggetto particolarmente esperto di sicurezza sul lavoro, tanto da essere nominato responsabile della sicurezza dei lavoratori della sua azienda, decide, forse per fare più in fretta, o comunque incautamente, di fare un lavoro con meno attenzione del necessario, e prendendosi il rischio capita l'infortunio grave, ovviamente datore di lavoro, e responsabili, vengono indagati e poi anche condannati in appello.
La sentenza di primo grado, nell’assolvere i due imputati, osservava come la causa dell’infortunio fosse da addebitare esclusivamente al dipendente, che avrebbe adottato un comportamento “negligente, avventato, imprudente ed abnorme”, mentre la Corte d’Appello avrebbe ribaltato tale pronuncia con un evidente cambiamento nella valutazione dei fatti e delle prove.
Ed il tema arriva, come logico in Cassazione che pronuncia l'annullamento senza rinvio, che assolve i ricorrenti perché il fatto non costituisce reato.
La Corte di Cassazione, nell’accogliere il ricorso ed annullare senza provvedere al rinvio la sentenza impugnata, riconosce l’insussistenza dell’elemento soggettivo in capo agli imputati.

Cosa sarebbe capitato in questo caso: un elettricista esperto cui era stato affidato un lavoro da svolgersi attraverso un elevatore e con una serie di strumenti di protezione di cui era stato correttamente dotato; il lavoratore, soggetto particolarmente esperto di sicurezza sul lavoro, “tanto da essere nominato responsabile della sicurezza dei lavoratori della sua azienda, decide, forse per fare più in fretta, o comunque incautamente, di salire sul tetto per meglio posizionare i fili, percorre il tratto ricoperto da sottili lastre di eternit, che inevitabilmente si sfondano, e precipita al suolo”.
Ad avviso della Corte “nessun rimprovero può muoversi ai responsabili aziendali, in quanto gli stessi si sono legittimamente fidati della professionalità del soggetto cui aveva affidato il lavoro da compiersi”.

Si sottolinea infine un passaggio importante, la Cassazione osserva che “la radicale riforma, in appello, di una sentenza di assoluzione non può essere basata su valutazioni semplicemente diverse dello stesso compendio probatorio, qualificate da pari o persino minore razionalità e plausibilità rispetto a quelle sviluppate dalla sentenza di primo grado, ma deve fondarsi su elementi dotati di effettiva e scardinante efficacia persuasiva, in grado di vanificare ogni ragionevole dubbio immanente nella delineata situazione di conflitto valutativo delle prove. Va ricordato, infatti, che il giudizio di condanna presuppone la certezza processuale della colpevolezza, mentre all'assoluzione deve pervenirsi in tutti quei casi in cui vi sia la semplice "non certezza" - e, dunque, anche il "ragionevole dubbio" sulla colpevolezza.




sabato 21 maggio 2016

Tradimento con addebito automatico salvo prova contraria

Materia complicatissima, infatti anche quando tutto sembra risolto, invece non è mai risolto e questa è l'unica certezza che si può avere. Giuridicamente il giudice decide e quando avviene ci mette un punto sulla vicenda. Senza avere ambizioni di soluzione, facciamo quindi il punto su vicende delicate anzi intime. L’infedeltà legittima l’automatica imputazione di responsabilità a carico del coniuge fedifrago salvo che questi dimostri che la crisi della coppia era già in atto. Come si diceva situazione complicatissima e delicata. Se il coniuge tradito riesce a dimostrare, nella causa di separazione, l’infedeltà dell’altro, il giudice pronuncia automaticamente, a carico di quest’ultimo, la sentenza di condanna con addebito: imputa, cioè, al coniuge fedifrago le responsabilità per la rottura del matrimonio. Ciò comporta, come conseguenza per colui che subisce l’addebito, la perdita:
– del diritto al mantenimento (qualora il “traditore” ne avesse avuto diritto, poiché titolare di un reddito inferiore all’altro)
– dei diritti successori (ossia l’impossibilità ad essere erede dell’altro coniuge qualora questi deceda prima del divorzio).
Il coniuge responsabile del tradimento, tuttavia, può dimostrare, a propria difesa, che l’infedeltà è avvenuta quando già la coppia era in crisi. In pratica deve fornire le prove che la relazione extraconiugale non è stata la causa, ma la conseguenza di una situazione familiare già irreversibilmente compromessa. Si pensi al caso di Tizia che vada via di casa, abbandonando il tetto domestico, e Caio che, in conseguenza di ciò, inizi una relazione con un’altra donna. O all’ipotesi in cui Sempronio usi violenze ripetute nei confronti della moglie e quest’ultima trovi conforto in un altro uomo. È quanto chiarito dal Tribunale di Nuoro, in una recente sentenza, ci sono concetti piuttosto difficili che sembrano facili e per questo in conclusione sconsigliamo decisamente il fai da te in materia. Un avvocato serve ma un buon avvocato in questi casi non solo serve, ma aiuta e spesso è indispensabile. L'idea che una persona possa da sola fornire, o peggio ancora tentare di fabbricare, le prove di una situazione compromessa senza una dotata consulente legale ad avvisarla, ci sembra un azzardo da non rischiare mai.  
L’inosservanza dell’obbligo di fedeltà coniugale è una violazione molto grave e giustifica di suo l’addebito della separazione, in quanto determina l’intollerabilità della prosecuzione della convivenza. Non è così se il coniuge che ha tradito dimostra che l’infedeltà non ha causato la crisi matrimoniale, anteriore alla relazione extraconiugale. Ma per fornire questa dimostrazione non basta che egli si rivolga a uno psicoterapeuta per rimediare alle difficoltà di comunicazione createsi nella coppia. Per il Tribunale ciò non è tale da provare l’esistenza di una crisi irrimediabile e quindi non giustifica il tradimento. Il caso dell’infedeltà coniugale è l’eccezione rispetto alla regola in tema di addebito della separazione. Infatti, in tutte le altre ipotesi, il coniuge che chiede l’addebito deve fornire le prove non solo dell’altrui comportamento colpevole (per es.: il comportamento violento e prevaricatore, l’abbandono del tetto coniugale, ecc.), ma anche del fatto che sia stato proprio questo comportamento a causare l’intollerabilità della convivenza (cosiddetto rapporto di causalità). Invece, nel caso di tradimento, questa seconda prova non è necessaria perché si presume sempre che l’infedeltà sia un comportamento già di per sé intollerabile.

domenica 3 aprile 2016

Offendere sul web, ne risponde anche il gestore?

Siamo nella cosidetta era 2.0 ed uno dei temi più roventi ma anche uno dei fatti più ricorrenti, secondo un contorto senso di libertà di espressione, è l'attribuzione della responsabilità dei gestori dei portali internet davanti ai messaggi offensivi pubblicati on line. Il delitto di diffamazione è posto, assieme a quello di ingiuria (rispettivamente artt. 595 e 594 c.p.), a protezione del bene giuridico dell'onore, il quale viene abitualmente scisso nelle due species di onore in senso soggettivo ed onore in senso oggettivo (o reputazione). Mentre il primo è definibile come “l'idea che un soggetto ha di sé”, il secondo – che coincide con la reputazione – altro non è se non il modo in cui la collettività guarda al singolo. Il concetto giuridico amplia fortemente la tutela e, pertanto, la responsabilità dei gestori di tali portali si configura quando i commenti degli utenti assumano contenuti di odio e diventino minacce dirette per l'integrità fisica delle persone e gli stessi gestori non riescano ad adottare misure efficaci per rimuovere tempestivamente e senza preavviso i contenuti chiaramente illegali. Continua a leggere al seguente link:
http://infogratis-consulenze.blogspot.it/p/domande-e-risposte.html
 

giovedì 17 dicembre 2015

Automobilisti contro ciclisti: 0-1

L'eterna lotta fra automobilisti e ciclisti sul predominio della strada. L'aggressività al volante si manifesta in molti modi: attraverso sorpassi azzardati, strombazzando il clacson quando si è fermi in coda, lanciando insulti e anatemi per una mancata precedenza. il ciclista viene visto come un pericoloso ostacolo mobile da schivare e quando rivendica il proprio spazio sulla strada che "è di tutti" la miccia è già accesa e il litigio è dietro la prima curva, all'incrocio con una ciclabile oppure ai margini di una carreggiata che dovrebbe essere condivisa tra chi guida e chi pedala e invece si trasforma in un campo di battaglia.

 ll Codice della Strada definisce la bicicletta "velocipede" (art. 50), è molto chiaro e dettagliato sulle caratteristiche costruttive che deve avere (art. 68) ma sulle norme di circolazione contenute nel primo comma dell'art. 182 non lo è altrettanto: "I ciclisti devono procedere su unica fila in tutti i casi in cui le condizioni della circolazione lo richiedano e, comunque, mai affiancati in numero superiore a due; quando circolano fuori dai centri abitati devono procedere su un'unica fila salvo che uno di essi sia minore di anni dieci e proceda sulla destra dell'altro". Quindi in città si può pedalare affiancati a un'altra bici ma non viene specificato quando ciò è consentito, lasciando un ampio margine di discrezionalità e incertezza che può essere causa di litigi con gli automobilisti. Sulle strade extraurbane bisogna invece sempre pedalare in fila indiana, salvo rare eccezioni. A Lecce, un ciclista, che percorreva una strada del centro urbano, giunto ad un incrocio provvedeva a segnalare la direzione di svolta con la mano; nel frattempo sopraggiungeva a velocità sostenuta un'autovettura sulla corsia di sorpasso, viaggiante nella stessa direzione, che collideva con la bici nonostante il tentativo di frenata (accertato da rilievi sull'asfalto di circa 20 metri)
E così viene giudicato responsabile e tenuto al risarcimento del danno l'automobilista che, secondo il Tribunale di Lecce con la sentenza n. 1820/2015,  guida a velocità non consona allo stato dei luoghi provocando lesioni al ciclista che lo precede (nello stesso senso di marcia) e che viene investito dall'auto sulla linea di mezzeria e sbalzato a terra dopo aver segnalato la svolta a sinistra
Il giudice di prime cure precisa, inoltre, che "in tema di lesioni all'integrità psico-fisica derivanti da incidente stradale e quindi di responsabilità aquiliana, il risarcimento del danno non patrimoniale include unitariamente tutte le peculiari modalità di atteggiarsi dello stesso (danno) compreso quello biologico, ed, in caso di quantificazione equitativa, va valutato secondo le tabelle del Tribunale di Milano". Il ricorrente, costretto a 90 giorni di riposo per guarire dalle ferite riportate, subiva un danno biologico accertato da ctu: gli andranno riconosciuti tutti i danni, compresi quelli derivanti dalla distruzione dei suoi occhiali a causa della caduta.


mercoledì 25 novembre 2015

Maltrattamenti in famiglia, il ritardo della denuncia è giustificato!

La giornata contro la violenza sulle donne serve perchè è necessario arginare velocemente, se proprio non si riesce a superare, il problema. Il 66,1% dei casi riguarda violenze fisiche, il  77,1% psicologiche, il 16,1% stalking, il 32,2% violenze economiche e il 13,6% violenze sessuali. Le violenze nelle relazioni di intimità sono quelle che colpiscono maggiormente le donne perché l’82,9% degli autori di violenze sono partner o ex, i familiari sono il 9,4%, gli amici e conoscenti o colleghi di lavoro il 5,5% e gli estranei costituiscono solo il 2,2%.
 
Accadono sul tema anche cose incomprensibili: La decisione del Tribunale di Genova, che in un giudizio di separazione personale di due coniugi, ha negato alla moglie, che chiedeva dopo 24 anni di matrimonio, nel corso del quale aveva subito violenze e maltrattamenti, la separazione con addebito, sia un indennizzo sia l'assegno di mantenimento, con la motivazione che ventiquattro anni erano tanti, troppi per ribellarsi. 
La Corte di Cassazione, però, si è già pronunciata anche in merito alle ragioni che possono esserci alla base del “ritardo” con cui, a volte, vengono denunciati i maltrattamenti e quindi alla sua rilevanza, ovviamente non in questo caso di Genova.
Una donna, dopo un certo numero di anni, decide di denunciare per maltrattamenti il marito; il Tribunale assolve il marito, mentre il giudice di appello, su ricorso della sola parte civile, in riforma della sentenza di primo grado e in punto di sola responsabilità civile, condanna l'imputato al risarcimento dei danni e alle rifusione delle spese. Secondo i giudici di appello, in particolare, il ritardo con il quale la vittima si era determinata a denunciare i fatti “si poteva spiegare in ragione dell'intreccio di sentimenti contrastanti di affetto e di paura nonché della situazione di dipendenza psicologica ed economica che sovente connota i rapporti familiari”. Il marito propone ricorso per cassazione, che viene rigettato dalla Suprema Corte, che afferma che la sentenza di appello correttamente ha deciso che i comportamenti posti in essere dal ricorrente debbano sussumersi nella fattispecie dei maltrattamenti in famiglia.

Sulla “tardività” della denuncia della persona offesa, la Suprema Corte afferma che “risponde ad una condivisibile massima d'esperienza che le persone offese di reati commessi in ambito familiare siano spesso restie a rendere pubbliche le loro tristi vicende, e ciò in considerazione dell'intrecciarsi di sentimenti contrastanti, di affetto, di paura e/o risentimento, che spesso connotano le relazioni fra congiunti o di situazioni di dipendenza psicologica ed economica, che possono costituire un freno alla denuncia di maltrattamenti subiti."
 
VI Sezione Penale della Corte di Cassazione sentenza n. 43943/2015.
 
Esprimere un giudizio sul caso di Genova, senza approfondimento e conoscenza, non sarebbe giusto e sensato, preme invece sottolineare che anche i tribunali italiani non sono così arretrati da giustificare la violenza contro le donne. La civiltà di una società si basa anche su questi parametri e fortunatamente crisi o risveglio economico, in Italia si contrasta decisamente la violenza contro le donne, questa è vera giustizia e non semplice legalità.
 



una decisione del Tribunale di Genova, che in un giudizio di separazione personale di due coniugi, ha negato alla moglie, che chiedeva dopo 24 anni di matrimonio - nel corso del quale aveva subito violenze e maltrattamenti - la separazione con addebito, sia un indennizzo sia l'assegno di mantenimento, con la motivazione che ventiquattro anni erano tanti, troppi per ribellarsi: ciò significava, per i giudici di Genova, aver subito, tollerato, avallato di fatto simili condotte.
Al di là delle polemiche (anche in Parlamento) e delle forti perplessità che ha suscitato tale decisione, si segnala la sentenza n. 43943/2015 della VI Sezione Penale della Corte di Cassazione, che, naturalmente in altro ambito, si è pronunciata anche in merito alle ragioni che possono esserci alla base del “ritardo” con cui, a volte, vengono denunciati i maltrattamenti e quindi alla sua rilevanza.
Nal caso in esame, una donna, dopo un certo numero di anni, decide di denunciare per maltrattamenti il marito; il Tribunale assolve il marito dal delitto ex art. 576 c.p.p., mentre il giudice di appello, su ricorso della sola parte civile, in riforma della sentenza di primo grado e in punto di sola responsabilità civile, condanna l'imputato al risarcimento dei danni e alle rifusione delle spese.
Secondo i giudici di appello, in particolare, il ritardo con il quale la vittima si era determinata a denunciare i fatti “si poteva spiegare in ragione dell'intreccio di sentimenti contrastanti di affetto e di paura nonché della situazione di dipendenza psicologica ed economica che sovente connota i rapporti familiari”.
Il marito propone ricorso per cassazione, che viene rigettato dalla Suprema Corte, che afferma che la sentenza di appello correttamente ha deciso che i comportamenti posti in essere dal ricorrente debbano sussumersi nella fattispecie dei maltrattamenti in famiglia.
E in punto di “tardività” della denuncia della persona offesa, la Suprema Corte afferma che “risponde ad una condivisibile massima d'esperienza che le persone offese di reati commessi in ambito familiare siano spesso restie a rendere pubbliche le loro tristi vicende, e ciò in considerazione dell'intrecciarsi di sentimenti contrastanti, di affetto, di paura e/o risentimento, che spesso connotano le relazioni fra congiunti o di situazioni di dipendenza psicologica ed economica, che possono costituire un freno alla denuncia di maltrattamenti subiti.
Non è quindi inconsueto riscontrare nella prassi, sopratutto in contesti familiari consolidati o comunque connotati da legami sentimentali intensi, quella situazione emotiva – che la psicologia qualifica in termini di dipendenza affettiva – che induce una persona a ritenere che il proprio benessere dipenda da un'altra e che la induce ad accettare qualunque compromesso, piegandosi alla volontà dell'altro fino ad annullare la propria dignità....
Prosegue la Corte “..La resistenza a formalizzare una denuncia nei confronti del soggetto maltrattante può dipendere dal timore di compiere scelte tali da provocare la dissoluzione dell'unità familiare e arrecare pregiudizio di natura economica o scompensi affettivi ai figli” piuttosto che dalla paura di subire gravi reazioni aggressive da chi è aduso a violenza.
Tali situazioni, conclude la Suprema Corte, non rendono di per sé inaffidabile la narrazione delle violenze subite dal partner e la perdurante tolleranza deve essere valutata al pari di tutte le altre circostanze concrete.

© AvvocatoAndreani.it - Articolo originale: Maltrattamenti in famiglia: il ritardo della denuncia non esclude di per sé la attendibilità delle accuse

giovedì 19 novembre 2015

Le previsioni della scienza sulle storie d'amore




L'inizio di una relazione genera sempre entusiasmo e preoccupazioni. L'entusiasmo proviene dalla conoscenza che si acquisisce, dalla passione bruciante, dal pensiero unico che si trascina fino al momento dell'incontro, dal sentirsi insieme con un altra persona, la preoccupazione arriva quando ci si chiede se ha un futuro, o se se questa relazione sia destinata a durare? Dubbi profondi e scintillanti certezze, si alternano continuamente in questa favola d'amore, che potrebbe proseguire con e vissero felici e contenti, ma in molti casi si naufraga davanti ad un piatto non lavato oppure a "qualche momento" di considerazioni intense che vi hanno distratto da voi stesse", finendo erroneamente o casualmente a letto con altri. 
La scienza non poteva non approfondire la possibilità di prevedere come andrà a finire. Una ricerca dell'Università dell'Illinois ha classificato le relazioni in quattro distinti tipi, in base ad un'analisi di 9 mesi (ci sembrano pochi), su 376 coppie non sposate (non un campione rappresentativo di tutti), tutte di circa 20 anni ( piuttosto giovani). 
Questa la classificazione delle coppie: drammatiche (34% del totale), combattenti (12%), socialmente impegnate (19%) e incentrate sul partner (30%). Quali di queste sono destinate a durare e quali a scoppiare? Le prime, le drammatiche, fatte di alti e bassi, in cui si trascorre molto tempo per conto proprio, lontano anche da famiglia ed amici, avranno, secondo lo studio, durata breve. Stessa sorte per le coppie combattenti, i cui i litigi sono frequenti, e quelle definite socialmente impegnate che hanno alla base del loro rapporto l'interazione con amici e familiari. In questi ultimi due casi però proprio perché si discute e si interagisce molto, anche con gli altri, la relazione è più stabile del primo caso. Per essere sicuri che la nostra relazione duri in eterno, o quasi, dobbiamo mirare a diventare come quelle coppie in cui l'altro diventa "il centro del proprio universo". 
Sintesi della ricerca, o entrambi vi buttate anima e corpo, testa e cuore, applicazione ed impegno sul vostro amore ovvero sull'altro, oppure siete a rischio. Vista così, ci pare una ricerca scontata e ci sembra che molto pochi possano resistere nel tempo a questo amore autoreferenziale.
 
Per tutti quelli che non riescono o non vogliono ridursi come Barbie e Ken, allora si rischia grosso.
I sintomi che tutto sta andando in controsenso, contromano, contrologica, sono molti, elenchiamo alcuni piuttosto evidenti anche per chi non ha fine sensibilità e conoscenze psicologiche.

Mancanza di comunicazione: Se una differenza di opinioni conduce a scontri regolari allora è chiaro che qualcosa non va. Le coppie spesso evitano di discutere dei loro problemi perchè si ha la sensazione che ciò aggraverebbe ulteriormente la situazione. Ma stare in silenzio non è una soluzione. Trovate il momento per parlare in tranquillità e identificare così la causa principale del problema.
Dipendenze: Uno dei segnali più comuni e preoccupanti è quando il partner inizia a soffrire di dipendenza da alcol, da gioco d'azzardo e anche da internet. In questo caso comunicare con il vostro partner e mostrare il vostro supporto vi aiuterà sicuramente. Se il problema viene sottovalutato, sarà difficile risolverlo nel lungo periodo.
Dipendenza dal lavoro: Lavorare tutto il giorno può aiutarvi ad ottenere una promozione, ma può mettere a rischio la vostra relazione. Questo può essere un segno per il vostro partner che si preferisce trascorrere più tempo davanti al computer piuttosto che in coppia.
Passione perduta: La maggior parte delle coppie percepisce una perdita di passione dopo aver trascorso anni insieme. Se la vista del vostro amato ha cominciato a irritarvi oppure vi trovate spesso a litigare su questioni insignificanti, allora è il momento di fare un passo indietro e pensare ad alcuni modi per ravvivare il romanticismo tra di voi.
Tradimento: Se il vostro partner ha bisogno di avere rapporti al di fuori della vostra relazione, evidentemente c'è qualcosa che non va. Spesso, il tradimento è la goccia che fa traboccare il vaso in un rapporto già teso e di solito conduce alla separazione.